Da un post di Fernando González Llort, Presidente dell’Istituto Cubano di Amicizia con i Popoli (ICAP)

“E quanti partiti partecipano? Questo è il commento presumibilmente sarcastico e poco originale, sicuramente ignorante, a un mio tweet sulle prossime elezioni.

È inutile spiegargli che il partito non si presenta alle elezioni. Che in una fase della nostra storia abbiamo avuto decine di partiti che si sono candidati, mentre pullulavano analfabetismo, malasanità, mancanza di lavoro, povertà, ecc. Che non è il numero di partiti a definire il carattere democratico di un sistema politico (un luogo comune radicato nelle intenzioni) e che la possibilità di influire, di partecipare, di essere ascoltati, non dipende dal numero di partiti esistenti o partecipanti.

Vale la pena immaginare lo scenario in alcuni di questi Paesi, compresi gli Stati Uniti, se i candidati fossero nominati ed eletti nei quartieri in cui vivono. Se l’assemblea locale fosse responsabile dell’approvazione della candidatura al Parlamento, al Congresso o a quella che viene definita la massima rappresentanza nazionale. Se questi candidati viaggiassero da un capo all’altro del territorio, non per fare promesse in campagna elettorale, ma per ascoltare, per conoscere i problemi dei territori, affinché gli elettori li conoscano e si impegnino a sostenere la ricerca di possibili soluzioni tra tutta la comunità, con il loro appoggio.

Credo sinceramente che in molti Paesi, se si facesse così, la storia sarebbe diversa e i governi oggi al potere non esisterebbero.

Fa male agli odiatori, alla controrivoluzione e al governo a cui si inchinano e ci attaccano, il fatto che a Cuba la stragrande maggioranza del popolo sia consapevole di ciò che la Rivoluzione ha rappresentato e rappresenta per tutti i cubani.

#YoVotoXTodos

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