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Dicembre 1951. Due giovani studenti di medicina argentini, Ernesto Guevara de la Serna e Alberto Granado, partono in sella a una sgangherata motocicletta, pomposamente battezzata “Poderosa”, per attraversare l’America Latina. In quei sette mesi di avventure e incontri, destinati a forgiarli per sempre, toccheranno mille luoghi, dalle rovine di Machu Picchu al lebbrosario di San Pablo. Durante il viaggio Ernesto raccoglie appunti e, una volta rientrato, li riordina in un diario che è ormai un mito, l’opera più celebre del Che, un libro di culto letto e amato da almeno tre generazioni. Un giro lungo otto mesi per un itinerario affascinante in questi stati del Sud America: Argentina, Cile, Perù, Colombia e Venezuela. A bordo di una motocicletta, ma anche a piedi e attraverso i più disparati mezzi di fortuna. Alla scoperta di luoghi, persone e situazioni, di povertà soprattutto, che contribuirono a definire il percorso politico e umano dei due ragazzi. Lo sguardo fresco del “Che”, già critico e intelligente, dell’uomo destinato a diventare, di lì a poco, il comandante Che Guevara; i mille volti dell’America, la miseria degli Indios e la folgorante bellezza del paesaggio; raccontano il desiderio di conoscere, esplorare, capire, emozionarsi come solo a vent’anni si può, mentre la moto perde pezzi per strada e due ragazzi si trasformano in uomini. Come scrisse Guevara riflettendo su quell’esperienza, «quel vagare senza meta per la nostra “Maiuscola America” mi ha cambiato più di quanto credessi».

Iniziativa con Aleida Guevara 26-05-2007

   
   
   

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